PASSEGGIATA

Passeggiata, 2010

taglio laser su corten ossidato,
29.4 x 8.9 x 0.15 cm


La scultura di montagna ha un problema: non esiste. Che senso ha parlare di scultura, o di musica, o di letteratura di montagna? Sono solo catalogazioni da riserva indiana, che denotano il bisogno degli alpinisti di starsene in un circolo chiuso ma non connotano particolari scelte stilistiche.
Che dire, allora, della scultura tradizionale valdostana o della scultura lignea gardenese? Si può rispondere che non si tratta di artigianato specificamente alpino, nel senso di qualcosa che attinga direttamente all'ambiente della montagna, ma più propriamente di artigianato rurale, che si ispira alla civiltà contadina (che non è tipica delle Alpi) e oscilla tra profano e sacro, abbinando immagini di alpigiani e di santi, pastori di animali e pastori di anime. E la montagna resta sullo sfondo.
Una delle prime cose mancanti nella scultura "di montagna" è la vera caratteristica della montagna stessa: il cielo. Ma non ci sono cieli nelle mucche degli scultori valdostani e nemmeno nei crocefissi degli artisti gardenesi. Il cielo si potrà forse immaginare, ma non si vede quasi mai. Ed ecco invece la novità dell'opera di Paolo Albertelli, che attraverso la scelta dei profili ricavati dalle immagini di raffinati fotografi di montagna (Colonel, Camisasca) riesce a rendere l'incommensurabilità della montagna, il cielo appunto, e riesce a collocare i personaggi (alpinisti, sciatori, escursionisti) nello spazio alpino per eccellenza.
Paradossalmente, e qui sta l'altra notevole invenzione dell'artista torinese, la scelta è attuata usando materiali grezzi come il metallo, che rendono ancora più affascinante il contrasto tra la pesantezza della materia e la leggerezza dell'azione.
Il risultato è sorprendente e non può lasciare indifferenti.
Enrico Camanni