MAURO PENNA – SPAESAGGI

RACCOLTA OPERE 2000/2014

Atelier C&C, Via Mantova 27, Torino
Novembre-dicembre 2014

 

PRESENTAZIONE
a cura di Alessandro Martini

Straniamento. Le opere che oggi Mauro Penna presenta sono mondi sospesi, in equilibrio inquieto tra pensiero e visione. Che si tratti di esterni o di interni, contemporanei o con suggestioni storiche, sono le scenografie in cui – su piani successivi – si stratificano figure, oggetti, concetti. Colorate e seducenti, al contempo disorientano e sconcertano. Descrivono situazioni, più spesso le suggeriscono soltanto. Ci inducono a immaginare storie che però non vengono raccontate. Rimaniamo in attesa che il significato di ciò che vediamo ci venga svelato.
Una vaga inquietudine aleggia.

Messa in scena. Le situazioni narrate, all’interno di ambienti complessi e perfettamente ricreati o evocati, sono illustrate fin nei più minuti particolari. Sono set teatrali in cui tecniche e materiali si ammassano e si sovrappongono, in una sorta di ready made alterato e di rocaille minuziosissima. Sono assemblaggi tridimensionali di sfondi, tappezzerie e tendaggi, personaggi di plastica e di carta, piccoli manufatti decontestualizzati.
Attraverso successive stratificazioni, va in scena il mistero dei contrasti. Vi si trova il gusto delle epoche, il loro scarto reciproco e le successive mutazioni – compresenti – di colori, tappezzerie, abiti, acconciature, arredi, edifici.
Sono il frutto dell’incontro di tempi e di spazi lontani, dell’immaginario mediato dall’occhio di fotografi, illustratori, stilisti, designer. Sono architetture in cui oggetti e figure umane fuoriescono dalla cornice del quadro, debordano indifferenti ai confini spaziali dell’opera.

Fermo immagine. Le composizioni di Mauro Penna sono fotogrammi che stabilizzano una vicenda più complessa. Non mostrano oggetti, ma sono oggetti. Non descrivono eventi, ma sono eventi.
Il movimento è latente, suggerito. Induce alla tensione dello spettatore, alla sua proiezione all’interno della scena, nella profondità dello spazio fisico dell’opera e in quello evanescente dei suoi protagonisti e delle loro vicissitudini. Le presenze umane sono consuete e ordinarie – le donne in cucina, la ragazza con gli occhiali da sole – oppure fantastiche e di assoluta invenzione, o ancora, sono tratte dall’immaginario pop americano, dal mondo della moda, dallo sport agonistico, da un passato astorico, fuori dal tempo.

(S)paesaggi. Sono opere che trovano piena realizzazione attraverso la perlustrazione degli spazi, grazie a zoom successivi, a graduali processi di avvicinamento. La scala della rappresentazione è quella in cui i personaggi umani entrano a figura intera. Oppure privilegia il particolare, il viso ingrandito, i piedi e le gambe in primo piano, il lavandino, una candela, la bottiglia di champagne, un foglio di giornale, la buccia di una banana. Manca del tutto la vista d’insieme, complessiva, da lontano: quella che tutto abbraccia e che, sola, costringerebbe a dire tutto e a spiegare, in maniera definitiva. Quella che, forse, potrebbe consentirci di comprendere luoghi, significati, rapporti. Ma qui si suggerisce, non si descrive. Il lavoro di Mauro non è didascalico, non è assertivo. Non risolve e non chiarisce. È visivamente ricco e gioioso ma destabilizzante. Sollecita dubbi e, sempre, spinge alla ricerca di un senso che – ne siamo coscienti – con ogni probabilità non sarà possibile trovare.

Mauro Penna: nasce a Milano il primo settembre 1965. Trascorre un periodo a Buenos Aires con la famiglia che, seppur breve, segna la sua infanzia e stimola la sua fantasia. Si trasferisce a Torino, dove frequenta le scuole e il liceo artistico. Vorrebbe studiare Scenografia, ma arrivato in ritardo alle iscrizioni, decide di frequentare il Politecnico di Torino e si laurea in Architettura nel 1991. Si presentano poi due interessanti esperienze come progettista, da Renzo Piano a Genova nel 1992 e da Herman Hertzberger ad Amsterdam nel 1993. Al rientro a Torino, parallelamente alla sua professione, si dedica alla produzione artistica. Così, incoraggiato dall’amico Matteo Pastore, che lo mette in contatto con il gallerista Guido Carbone e con il collezionista architetto Corrado Levi, espone in alcune mostre collettive in compagnia di scultori come Paolo Cassarà e Shmidlin, rappresentando un mondo di architetture fantastiche, eccentriche e cosmopolite.
Dal 2000 Mauro si allontana dall’attività espositiva e si concentra sulla professione con i suoi amici e colleghi dello studio “Negozio Blu Architetti Associati”. Ma l’invenzione di mondi e storie continua nel privato, anzi è influenzata dal corso della sua esistenza: Mauro fa via via emergere nelle sue opere elementi più intimi e introversi. Oggi ha nuovamente il piacere di esporre.

 

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