Da molti anni mi aveva colpito un lavoro fotografico di Lynn Davis denominato Iceberg che ritraeva in bianco e nero, masse singole e a gruppi gli iceberg, scelte dall’artista come sculture galleggianti in un mare che assomigliava al cielo.
Un giorno depositai una lastra di marmo su un foglio di piombo e capii che il lavoro era maturo, che restituiva quell’atmosfera e quell’immaginario che si era creato nella mia mente.
La scelta di dividere in due cielo e il mare descriveva la linea dell’orizzonte e l’ideale sospensione dell’iceberg, una distinzione minima di finito superficiale del piombo, a secco o con olio, distingueva il cielo dal mare. Da lì la scelta e la raccolta di infinite schegge di marmo, evocatrici di queste montagne di ghiaccio nell’acqua. Con un lavoro minimo di scultura e fresatura per completarle
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